Francesca era così viva, racconta la madre
portava luce nella loro casa.
Lui, il carnefice, balbetta,
è timido e chiuso.
Aveva contattato Francesca sotto falso nome,
in Internet.
Poi l’ha sposata.
Voleva averla, lui, maschio
voleva sentirsi vivo e l’ha ammazzata
perché la luce splende per tutti
e lui voleva averla solo per sé.
L’aveva trucidata e li guardava negli occhi:
la madre, il padre, la cugina di lei
beveva con loro il caffè
li rassicurava, dava interviste.
L’ha fatta a pezzi
nove
e messa nei sacchi dell’immondizia.
Lei voleva lasciarlo
per gli occhi gonfi e neri, le bugie
la predilezione di lui per i bambini nudi.
L’ha assassinata di notte
colpendola alle spalle con una spranga.
Ha aspettato il giorno
per non destare sospetti a causa del rumore,
ha rivestito pavimento e pareti
con i sacchi neri dei rifiuti
per non sporcare.
L’ha distesa sul pavimento
e l’ha tagliata con una Flex
in porzioni adeguate da asportare.
Ha aspettato di nuovo,
questa volta la notte
per non destare sospetti
mentre la caricava in macchina,
nove sacchi.
L’ha seppellita nel terreno polveroso
della campagna di suo padre.
Il cane abbaiava.
Ha ammazzato una gatta
e ha fatto a pezzi anche lei
per dare un alibi al possibile cattivo odore.
Ha bruciato la spranga, la Flex, i vestiti sporchi
di sangue
ha depistato la polizia
ha bevuto il caffè con i familiari di lei
e li ha guardati negli occhi.
È stato un incidente
dice lui.
Gli hanno dato 18 anni.
© Maria Letizia Del Zompo
In ricordo di tutte le vittime di femminicidio
perché non succeda mai più
perché non dovrebbe mai succedere
#NonUnaDiMeno
Dal Libro → “Passi. Versi di un incontro” (Nulla die 2017)
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