Nel cortometraggio dal titolo “Belleza y locura” (bellezza e follia), realizzato da un italiano, le opere del Prado prendono vita.
Un ragazzo dall’espressione seria e malinconica ci fissa e noi non riusciamo a distogliere lo sguardo. Oggi diremmo che il suo viso, incorniciato da capelli mossi e un po’ spettinati, “buca lo schermo”. Siede a terra, indossa vestiti umili, accanto a sé un cappello, la sua mano destra posata su un libro aperto appoggiato sulle gambe.
È il “Chequillo sentado” (bambino seduto) di Victor Manzano, il ritratto di un ragazzo della metà del XIX secolo che, a dispetto delle sue umili origini, sa leggere. E la malinconica, ma serena quasi orgogliosa, consapevolezza di ciò la leggiamo nei suoi occhi che all’improvviso si animano. Il bambino sbatte le palpebre. È un attimo. Il quadro respira.
Il Museo del Prado, che aprì le porte al pubblico il 19 novembre del 1819, per festeggiare i suoi duecento anni di attività ha commissionato – insieme al settimanale El País – al giovane regista piacentino Rino Stefano Tagliafierro la realizzazione di un video con alcune delle più famose opere del Museo madrileno.
Nel cortometraggio “Belleza y locura” (bellezza e follia), della durata di 4,06 minuti, le Opere del Prado prendono vita in maniera garbata, accorta, a tratti sensuale, sempre emozionante. “Le animazioni devono durare il tempo di un respiro”, spiega Tagliaferro. “Non devo dimostrare di saper realizzare una animazione […] La chiave è raccontare una storia, far emergere le emozioni nascoste mantenendo un equilibrio tra l’opera originale e il mio intervento.”
Così, con la sensibile animazione di ventotto quadri, Tagliaferro ci racconta la bellezza: uccelli attraversano in lontananza il cielo terso di un paesaggio della Catalogna, Giove nelle vesti di Diana si avvicina alla ninfa Callisto per baciarla, le tre Grazie di Rubens si muovono sinuosamente nell’abbraccio, una nobildonna (la Saturnina Canaleta di Francisco de Madrazo) si sfila sensualmente il guanto, un pittore alza il pennello e si accinge a dipingere “Las Meninas” di Velázquez, in un rimando di significati tra chi dipinge e colui che viene dipinto.
Ugualmente, Tagliaferro ci racconta la follia: l’uomo in camicia bianca del “3 maggio 1808″ di Francisco Goya” alza le braccia un momento prima di venire giustiziato mentre i soldati francesi aggiustano la mira alzando i loro fucili; un uomo nudo e sgomento cade nel vuoto circondato da stregoni, Saturno mangia i suoi figli, i volti degli uomini che hanno assistito alla fucilazione dei loro compagni sulla spiaggia di Malaga si animano ad esprimere dolore, incredulità, sgomento.
Da Rubens a El Greco, da Velázquez a Goya passando per il surreale “Il giardino delle delizie” di Hyeronimus Bosh, Tagliaferro ci racconta della luce e dell’ombra, della bellezza e dell’orrore, della grazia e dello sgomento.
Alcune Opere del Prado contenute nel cortometraggio:
Solo qualche giorno fa, i nostri maturandi per svolgere il tema di italiano sceglievano in buona parte la traccia che li confrontava con un brano tratto dal libro “Istruzioni per il futuro” di Tomaso Montanari: “Il patrimonio culturale e la democrazia”. Come venire a contatto con il passato per vitalizzare il presente e aprire una finestra sul futuro?
Penso che la rispettosa animazione di grandi opere d’arte possa essere uno dei tanti strumenti che i nostri tempi ci offrono per avvicinare noi tutti, soprattutto coloro che hanno perso la dimestichezza con il passato, alle tante espressioni della creatività umana nel tempo, per renderla propria, attuale, per far sì che diventi un ponte verso il futuro.
Tornando al nostro Tagliaferro – 39 anni, parmense di adozione -, la sua è una storia che parla di dedizione, talento creativo e un pizzico di imponderabilità. Realizzò il suo primo video “Beauty” seguendo la sua passione per l’arte e l’animazione, per puro diletto personale. Il suo video divenne poi virale. Così, dopo cinque anni dalla sua prima avventura, si è trovato a realizzare un cortometraggio per il Prado, un museo tra i più famosi e frequentati nel mondo. Un bel balzo.
Passione, perseveranza e un pizzico di fortuna: questi spesso gli ingredienti per il successo.
Nota autobiografica
Anni fa, nel 2011, visitai per la prima volta il Prado. Ne rimasi entusiasta. Mi ricordo ancora vagare a bocca aperta e con gli occhi sgranati negli ampi corridoi e nelle grandi sale de museo. Ammirando le Opere del Prado, da Rubens a Raffaello, da Velázquez a Goya, da Duerer a Bosh, sentii lo sguardo e il cuore riempirsi di meraviglie. Molti artisti non li conoscevo, tra questi anche alcuni sicuramente famosi per il pubblico più esperto, come El Greco con le sue figure allungate e sinuose, che trovai estremamente moderne. Ricordo di come non riuscivo a capacitarmi che fossero state dipinte nel Cinquecento. Tra i dipinti meno conosciuti, ne allego alcuni che mi toccarono particolarmente, per una questione di richiami culturali, personali, emotivi.
Conoscere, amare, proteggere, questi i tre verbi che ci fanno protagonisti della storia e del mondo che ci circonda, e ci rendono portatori di futuro.
Articolo di © Maria Letizia Del Zompo
Link utili:
- Museo del Prado
- 3 maggio 1808 di Francisco Goya: analisi completa dell’opera
- Las joyas del Prado cobran vida – I gioielli del Prado prendono vita
- Un italiano al museo del Prado, Repubblica
Alcune Opere del Prado quadri:
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