Con POESIE PER CAPODANNO desidero proporvi cinque splendide voci femminili, alle quali mi sono permessa di aggiungere la mia, per prendere commiato dall’anno che presto ci metteremo alle spalle e salutare con fiducia quello nuovo.
Per iniziare, voglio presentarvi il meraviglioso Discorso d’artista di Mariangela Gualtieri che lo scorso anno accolse l’invito del Comune di Bologna per dar voce a Esortazione urbana e planetare, un saluto al Nuovo Anno, “una riflessione su ciò che con urgenza vuole essere tenuto presente, in un presente che a tratti pare irrimediabile e altre volte apre spiragli alla possibilità di un equilibrio fra tutti i viventi della terra.”(citazione da “Cultura Bologna”).
Vorrei esortarvi a leggere con la mente aperta e il cuore in mano, concedendovi e regalandovi 5 minuti di concentrazione. Lasciatevi contagiare, contaminare, permettetevi di entrare in risonanza con “le bambine parole” che seguiranno, prendete per mano le vostre emozioni più profonde. Ridoniamoci respiro, donando spazio alla poesia. Contrastiamo, con l’attenzione alla musica e alla capacità catartica delle parole “vere”, il senso di confusione e solitudine che ci invade quando sperperiamo il nostro tempo, stipandolo di stimoli banali che svuotano la nostra anima.
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Poesie per Capodanno
ESORTAZIONE URBANA E PLANETARE – Marianagela Gualtieri
Poiché io credo nelle parole
nel loro celeste di parole
nel loro rosso acceso. Poiché
io credo che possano fermare,
sciogliere. Incendiare,
dare da mangiare. Fare nascere.
Fare ballare. Allora ecco:
vengano a noi le bambine parole –
escano chiare e fiere dalle nostre
bocche. E con esse parole
venga un silenzio di covature
quel silenzio bello di passi e di pace
dove il furore del mondo tace
il furore delle nostre teste malate.
Prima che la città fosse città
era tutto respiro diffuso e slargato
tutto quanto era respirato.
Prima che la città fosse città
il selvatico della terra cantava così forte
e generava da ogni vita altra vita.
Poi edificammo la città
coi porticati e le torri
con le fontane e cuocendo la terra
fabbricammo case e mura maestose –
e la sola vita che ora c’è
nella città, è la vita umana
con la sua appendice di qualche albero
qualche animale addomesticato, qualche
animale che poi verrà mangiato.
E tutta quella vita che era qua
prima che la città fosse città
tutta quella vivacissima vita
è stata dimenticata.
Poesie per Capodanno
La prima esortazione è:
si possa ricordare – sempre – che
ogni nostro soffio è fatto di foglie e foreste
di radici e distese erbose e senza quelle
sarebbe respiro attossicato, sarebbe da tempo
finito il nostro piccolo essere qui.
Così, in questo anno che comincia appena
vorremo frequentare
la scuola superiore dei fiori, degli alberi sapienti,
dei pesci, la scuola degli uccelli del cielo
l’alta scuola internazionale
dell’acqua da bere, dell’acqua del mare.
Vorremo guardare più spesso
il cielo. Le nuvole maestose e quel
blu steso o anche l’addensarsi del nero
fra le case, e guardare il cielo stellato –
e le stelle guardiane delle parole
sciolgano il nostro inquieto pensiero.
Questo ti voglio dire, che non
indurisca il tuo cuore e quando lo
senti indurire, allora pensare che anche
il mondo s’indura con te e allora
voler riparare.
L’augurio grande è che tu possa tornare
a casa dentro te. Tornare dove hai
imparato a balbettare, quando tutte le cose
stavano senza nome.
Tornare a casa dentro di te
dove eri nuova e nuovo.
E così placare quella nostalgia
di non sai cosa.
Il mio augurio è di preoccuparti e tremare
se pensi di essere migliore e ricordare
che l’ape, che il lombrico, che anche la formica
è più necessaria di te e di me
a questo verdeggiare della terra.
Ricordare che non sei migliore.
Lo senti? Tutto sta in attesa di una pietà
tutto implora una nostra resa.
Ti esorto ad essere gentile.
Qualunque sia il tuo genere, il tuo colore,
la tua età, il tuo nome.
Sii tu gentile, che non serve
sbattere e sopraffare, invadere. Non serve
imperare, potenziare. Bastonare.
Che vincere non significa niente.
L’augurio è che le mani, tutte le mani
di questa città facciano al meglio le cose
e poi restino a volte inoperose
in uno stare contemplante.
Che le sere siano sere quando si torna
nelle case a respirare in pace.
E nei letti di questa città il sonno sia
quel tesoro occulto in cui la stanchezza
giace e si guarisce dal peso.
Poesie per Capodanno
Nessuno stia dentro un fare infelice.
E quella infelicità che c’è e che ci sarà,
quei giorni quando si torcono le cose
allora l’augurio è che quello stare infelice
porti le sue profondità
e da lì, da quel gradino basso
dove pare ci sia meno luce
proprio lì si compia quel passo savio
dove si comprendono meglio
le complicate umane cose.
E chi fa il pane faccia bene il pane
e chi spazza le strade, spazzi
con cura le strade
e chi cammina provi in cuor suo
un respiro grato per questo avere cura
della bella città. E chi fa il caffè
faccia il più buon caffè della terra
e si cominci ancora a sentire
che c’è, senza dubbio c’è
un bene comune generale e che
si sta molto bene nel fare bene
nell’avere dentro il pensiero un pensiero
per chi ci sta accanto
in questo traversare.
Che tu possa proteggere
i tuoi – e io i miei. Che un’energia viva
di salute ci tenga qui operosi generosi.
Con la coscienza che, questi fragili corpi,
bombardati corpi, i corpi naufragati e rotti,
quelli bastonati, i violentati, sono tutti tuoi
sono tutti miei.
Io mi dico: sii tu a porre la misura.
Tocca a te, mi dico, in ogni momento
tocca a te mettere lì un dettato
di umanità.
Sii anche tu come i pochi che prendono
in braccio lo storto mondo umano
e guardano la terra come guardare la madre
e hanno cura grande dello sventurato,
della supplicante, dell’abbandonato.
Sii tu mi dico. Non aspettare che qualcuno
muova nell’aria un grido, che qualcuno
alzi il suo autoritario dito.
Innamorarci ogni giorno, ogni giorno
un amore, che sia albero o luce del
mattino, che sia nuvola o bambino,
un colore, un canto, che sia il gesto
di qualcuno, una faccia, una pietra,
una collina, una parola, un boccone.
Innamorarci. Allora la pace viene,
viene da sé e rimane.
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CAPODANNO – Patrizia Cavalli
Non benedico certo l’anno nuovo
non voglio benedire proprio niente;
nuovo o vecchio che sia non mi commuovo
ma, cosa nuova, mi sono indifferente.
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Poesie per Capodanno
MUORE L’ANNO – Maria Luisa Spaziani
Sulla tua pietra non c’è scritto un nome.
Sei stato una leggenda, un puro guizzo d’aria,
fuoco folletto che dà forma a un sogno
fiamma inesorabile contro ogni ramo secco.
Della tua storia non resta conclusione,
non ci sarà una chiave per tutto il tuo mistero.
Eri un pesce stellante dal fondale profondo,
il segno misterioso di una progenie estinta.
Muore l’anno su strade nebbiose d’acquario,
a chi potrò fare gli auguri? e come potrò crederci ancora?
Già le radici si svegliano, già sfiorano il tuo sguardo di terra.
E tu mia radice che cresci soltanto nel buio di me.
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AUGURI – Maria Letizia Del Zompo
Auguri a chi è confuso, a chi è solo,
a chi ha perso tutto,
anche la speranza.
Auguri a chi soffre, a chi è in pellegrinaggio,
a chi lotta per la sopravvivenza.
Auguri a chi cade e si rialza,
a chi continua a dare e a crederci,
a chi non smette di tentare una carezza,
a chi sa abbracciare forte anche da lontano.
Auguri a chi non si lascia sopraffare dall’amarezza
se la vita gli nega ciò a cui più tiene.
Auguri a chi balla da solo in casa,
a chi saluta il cielo con un sorriso,
a chi sa adagiare il suo cuore in un fiore.
Auguri a voi che avete letto queste mie righe
e spero siate entrati con me e voi stessi in risonanza.
Auguri a tutti,
anche a quelli che ritengono gli Auguri una ipocrisia,
un inutile e vuoto giro di parole.
Sinceri Auguri e un abbraccio a tutti voi
perché la gentilezza e la tenerezza
donano luce all’esistenza.
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Poesie per Capodanno
MORIREMO LONTANI – Cristina Campo
Moriremo lontani. Sarà molto
se poserò la guancia nel tuo palmo
a Capodanno; se nel mio la traccia
contemplerai di un’altra migrazione.
Dell’anima ben poco
sappiamo. Berrà forse dai bacini
delle concave notti senza passi,
poserà sotto aeree piantagioni
germinate dai sassi…
O signore e fratello! ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni:
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta ».
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Poesie per Capodanno
CAPODANNO – Antonia Pozzi
Se le parole sapessero di neve
stasera, che canti –
e le stelle
che non potrò mai dire…
Volti immoti s’intrecciano tra i rami
nel mio turchino nero:
osano ancora,
morti ai lumi di case lontane,
l’indistrutto sorriso dei miei anni.
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