Quante cose perdiamo nel corso degli anni:
l’innocenza, la fiducia, l’elasticità, l’andare incontro agli altri con un sorriso, le ore piccole e il sonno ristoratore, la voracità e l’azzardo.
Quante cose ci lasciamo alle spalle:
il primo bacio, il primo amore, il primo orgasmo, il primo figlio, le prime nozze, la prima parola scritta e la prima parola letta, la prima volta che siamo saliti in bicicletta, la prima pennellata su una tela, il primo ideale che abbiamo abbracciato, il primo amico o amica che abbiamo amato; la prima vacanza, il primo dolore, quello vero, quello che scava e lascia tracce, il primo giorno di scuola e quello di lavoro, in ufficio, in cantiere, nella corsia di un ospedale, la prima volta che ci siamo chiamati zii, nonni, compagni di vita.
Quante cose abbiamo perso: affetti, amori, amici, pazienza, stima, speranza. Quante cose abbiamo lasciato alle spalle: abbracci, baci, lacrime, lettere non scritte, parole non dette.
La vita, a volte, sembra uno sterminato campo di nostalgie e mancanze, paesi e case che abbiamo lasciato, persone che abbiamo salutato. A volte i ricordi affollano ogni angolo della nostra mente, ogni anfratto del nostro cuore. Sembra non esserci più spazio per nulla.
Eppure ci sono le seconde, le terze e le infinite volte, e ogni volta può essere quella più bella, quella che ci fa dire grazie, quella che odora di cose buone. Ogni ennesima volta può essere quella che ci occupa il cuore fino a svuotarlo per farlo nuovo, un’idea, un’utopia, un progetto, un’emozione, un sorriso, uno sguardo che scompiglia, come fa il vento, tutto ciò che abbiamo accumulato per fare posto all’ultimo, per regalare all’antico un nuovo spazio, una nuova prospettiva dalla quale guardare il mondo.
Così, apriamo la finestra e ci accorgiamo che il nostro vecchio sole illumina ancora una meraviglia, si fa spicchio di luce tra i vicoli ombrosi per essere nido d’un gatto che resta immobile, solitario nel silenzio a rendere grazie alla vita.
Voltiamo l’angolo e scorgiamo un cucciolo d’uomo: sgambetta e corre felice dietro un piccione che becca le briciole che un nonno getta sul prato.
Andiamo nella sera e la luna sorge gialla a illuminare la notte, a disegnare una via di luce sulla seta dell’acqua.
Perché ci sono sempre orizzonti e lembi di luce che traghettano attraverso l’ombra, per quanto essa possa occupare gran parte del nostro sguardo. C’è sempre un sentiero che brulica di vita anche quando siamo quasi giunti al luogo dove il sole si eclissa per destarsi a nuova esistenza.
© Maria Letizia Del Zompo
(anche @UnaPazzia on Twitter)
Foto di Savio @versus5823 on Twitter
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