Saper riconoscere le emozioni dell’altro, saper rispettare i propri e gli altrui limiti, sapersi accompagnare anche nel dolore, saper scegliere, quando necessaria, la lontananza. Rispettare i propri e gli altrui sogni. In tutto questo imparare a conoscere se stessi, accettarsi, amarsi. Questa poesia è la storia d’amore di due persone che erano specchi l’uno dell’altro e impararono a confidare nell’amore e nella saggezza della vita.
Erano specchi l’uno dell’altro.
Erano anime destinate a rimanere in risonanza,
come particelle di luce nate nello stesso istante,
in comunicazione continua anche ai capi opposti dell’universo.
In un tempo giusto si erano guardati, riconosciuti, amati.
Poi si erano inflitti dolore,
anche se questa era l’ultima cosa che avrebbero voluto fare.
Erano caduti e si erano rialzati,
illuminati dalla luce della consapevolezza.
Avevamo sbagliato tutto nel momento giusto,
perché li attendeva un altro tempo.
Così avevano deciso i loro cuori, le loro anime,
che avevano scelto per loro,
un percorso a lungo impenetrabile alla loro ragione,
perché tutto potesse essere salvato.
Si specchiarono un’ultima volta l’un nell’altro,
si sorrisero,si posero l’un l’altro una mano sul cuore,
si guardarono negli occhi,
chinarono il capo in segno di rispetto,
si voltarono le spalle,
per intraprendere ognuno il proprio cammino.
Si sarebbero incontrati di nuovo, prima o poi,
verso la linea dell’orizzonte,
perché erano semicerchi dello stesso cerchio.
Li attendeva uno scoglio di fronte al mare,
sul quale sedersi l’uno accanto all’altro,
per ammirare il sole sulla linea dell’orizzonte.
Si sarebbero detti:
“Grazie per essere stato nella mia vita,
perché attraverso i tuoi occhi ho riconosciuto me stesso
e ho sentito, ho capito veramente cosa sia l’amore.”
O forse si sarebbero detti:
“Le tue sono le uniche braccia nelle quali mi sento a casa,
e tra le quali voglio vivere finché si sarà consumato l’ultimo tempo.”
Si sarebbero regalati un’alba o un tramonto,
meravigliosi entrambi.
Per un giorno o per una vita,
comunque per sempre.
© Maria Letizia Del Zompo
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