“I cambiamenti hanno il fiato lungo e le gambe allenate”, una storia di coraggio e resilienza.
In genere non le piaceva pensare al passato, se non per capire la fonte dei propri disagi o del proprio modo di essere. Comunque non si soffermava più del necessario. Non le piaceva fare resoconti, tirare le somme.
Ma quell’anno l’avrebbe meritato tutto uno sguardo più attento. Perché in quell’anno aveva visto la sua vita cambiare radicalmente. E non che l’avesse subita. No. Così aveva voluto che fosse. Senza riflettere troppo a lungo, seguendo il proprio istinto, aveva osato un salto nel vuoto, che in verità era un tuffo verso se stessa.
Quanta paura e quanti dubbi l’avevano accompagnata. Ma anche quanta gioia, quanti sorrisi, quante risate. E tante, tante lacrime. Un anno di eccessi che non proprio le giovavano fisicamente.
Ma il suo cuore reclamava vita, curiosità, azzardo, la speranza in un futuro che la vedesse donna,
felice, intera, intensa, innamorata di sé, dell’esistenza e della persona che portava nel cuore.
Aveva sempre pensato di aver amato tanto. Non poteva dire di essersi mai risparmiata. Di essersi allontanata o estraniata dalle persone alle quali aveva voluto bene. Ma c’era stato sempre un limite oltre il quale non era andata, non perché non volesse, ma perché per farlo doveva maturare qualcosa in lei . E quel qualcosa aveva richiesto molto tempo e probabilmente la persona giusta. Una persona che facesse da catalizzatore per il cambiamento definitivo. Perché i cambiamenti – anche quelli che sembrano repentini – vengono da lontano, hanno il fiato lungo e le gambe allenate.
Quando la persona giusta venne, non l’aspettava affatto. In verità non aveva mai creduto nella persona giusta, nell’unico vero amore, né nell’amore non corrisposto. No, lei credeva alle cose concrete, che evolvono, che si toccano con mano, ai sogni che hanno una chance di diventare realtà. E poi, poi si trovò ad amare senza alcuna certezza, senza sapere se fosse corrisposta. E fece un salto nel vuoto. Si lasciò tutto alle spalle, non perché pensasse che la propria felicità dipendesse da quella persona, ma perché quel percorso era il proprio percorso, perché per un raffinato gioco del destino (che in verità non esiste e ognuno forgia a sua immagine e somiglianza), la strada verso l’amore per quell’uomo era anche la strada verso se stessa, verso il grande sogno che aveva sempre caparbiamente custodito, ma per il quale a lungo non si era sentiva brava e forte abbastanza.
Così, senza pensarci troppo, prese il coraggio a due mani e con doppio salto mortale uscì dalla propria vita, ferendo e forse deludendo persone alle quali voleva veramente un mondo di bene. Così, in quell’anno così inusuale, aveva sperimentato se stessa, toccato con mano il proprio coraggio.
Aveva fatto molte cose che non aveva mai osato fare prima e preso confidenza con le proprie capacità e aspirazioni. Era felice di tutto il suo percorso. Ma tutto era ancora in divenire, sul filo del rasoio. Non sapeva se ci sarebbe stato un lieto fine. Talora temeva che tutto avrebbe potuto concludersi con un grande tonfo, rompersi l’osso del collo e non uscirne più viva. Ma non poteva tornare indietro. Il percorso a ritroso sarebbe stato ancora più pericoloso dell’andare avanti. Cosi, con lo sguardo fisso sull’orizzonte, muoveva i propri passi. Non le rimaneva altro che guardare il futuro con fiducia e rialzarsi ad ogni scivolone.
In verità, in cuor suo sapeva che, comunque fosse andata, anche se i suoi sogni non si fossero realizzati, avrebbe conservato dentro di sé l’esperienza del proprio coraggio, l’esperienza di quei sentimenti forti e profondi, di quell’amore che sembrava resistere a ogni intemperie e avversità. L’esperienza di aver toccato tanti cuori generosi, pronti ad ascoltare ciò che aveva da dire e offrire, ad accettare ciò che sapeva e voleva donare: le proprie parole.
Perché le parole che vengono dal cuore sono gesti, sono passi verso l’orizzonte.
© Maria Letizia Del Zompo
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